Approfondimento del messaggio di Papa Leone XIV per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato 2025
«In Cristo siamo semi. Semi di Pace e di Speranza»
Nel cuore del messaggio di Sua Santità Papa Leone XIV per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, si staglia con forza un annuncio di straordinaria attualità: "la nostra terra sta cadendo in rovina". Non si tratta di un'affermazione simbolica, né di un generico appello morale, ma di una denuncia concreta e fondata che richiama tutti – credenti e non credenti – alla responsabilità collettiva nei confronti del nostro pianeta. L'immagine profetica tratta dal libro di Isaia (Is 32,15-18), che descrive un deserto trasformato in giardino, un giardino in selva, abitato dal diritto e dalla giustizia, diventa oggi più che mai una visione urgente, profonda e necessaria.
Nel passo centrale del messaggio, Papa Leone XIV richiama con chiarezza le ferite inferte alla nostra casa comune. In molte regioni del mondo, la devastazione ambientale è divenuta un'emergenza visibile e tangibile. Il degrado non è solo ecologico, ma soprattutto morale e spirituale. Le radici di questa crisi risiedono in una rete fitta di ingiustizie sistemiche: la violazione del diritto internazionale, la disuguaglianza economica crescente, l'accaparramento delle risorse da parte di pochi a discapito dei molti, e una vorace avidità che si esprime sia a livello individuale che strutturale.
Il Papa denuncia come tutto questo generi deforestazione, inquinamento dell'aria e delle acque, desertificazione, perdita irreversibile della biodiversità. Ma soprattutto, sottolinea che non si tratta solo di processi naturali o ciclici: queste trasformazioni sono direttamente correlate all'attività umana, in particolare a quel modello economico dominante che antepone il profitto immediato al bene comune e al rispetto per il creato. Come già affermato nella recente esortazione apostolica Laudate Deum, le cause del cambiamento climatico sono in gran parte attribuibili all'intervento umano, soprattutto a quelle pratiche industriali e agricole che sfruttano in modo indiscriminato le risorse del pianeta.
Tale constatazione è rafforzata dall'evidenza scientifica: fenomeni naturali estremi – come siccità prolungate, uragani, alluvioni e incendi – stanno aumentando in frequenza e intensità. Dietro queste catastrofi non si celano solo eventi occasionali, ma una nuova "normalità" che rende sempre più precarie le condizioni di vita, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili. Sono i poveri, infatti, a pagare il prezzo più alto del collasso ambientale. In molti casi, si trovano costretti ad abbandonare le loro terre, vittime di una nuova forma di migrazione climatica che, pur essendo già una realtà, fatica a trovare adeguato riconoscimento e protezione giuridica.
Il Papa non si limita a una lettura sociopolitica della crisi, ma ne evidenzia anche la dimensione spirituale. Il deterioramento del creato riflette il deterioramento della coscienza umana. Dove regnano avidità e indifferenza, lì muore la pace, e con essa la speranza. Il riferimento alla giustizia come fondamento della pace, tratto dal profeta Isaia, è profondamente rivelatore: "Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre". Senza giustizia ambientale non ci può essere pace duratura; senza un nuovo stile di vita fondato sulla solidarietà, sulla sobrietà e sul rispetto per ogni creatura, la nostra civiltà rischia di implodere sotto il peso della propria irresponsabilità.
Ma il messaggio non è solo una denuncia: è anche un annuncio, una chiamata alla speranza. In Cristo, dice Papa Leone XIV, "siamo semi". Non semplicemente semi di vita futura, ma semi di pace e di speranza già oggi, in questo tempo di crisi. Questo significa che ciascuno è chiamato ad assumersi una parte attiva nella trasformazione del mondo. Come il seme gettato nel terreno deve morire per portare frutto, così anche l'uomo e la donna del nostro tempo sono invitati a superare l'egoismo per generare nuova vita attorno a sé. La conversione ecologica proposta da Papa Francesco nella Laudato si' e riaffermata nella Laudate Deum non è un'opzione riservata a pochi, ma una via obbligata per l'intera famiglia umana.
Nell'ambito di questa conversione integrale, si riconosce un ruolo centrale alla preghiera. Non come atto evasivo, ma come forza trasformatrice. Pregare per il creato significa entrare in comunione con Dio, Creatore e Padre, e riconoscere che tutto è connesso. Significa lasciarsi ispirare da un nuovo sguardo, che contempli il mondo non come un oggetto da sfruttare, ma come un mistero da accogliere con gratitudine. Significa, soprattutto, invocare la sapienza e il coraggio per operare scelte concrete e radicali, anche quando esse comportano sacrifici o cambiamenti di rotta significativi.
L'annuncio di Isaia – "Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri" – non è una promessa lontana o utopica. È una visione profetica che può realizzarsi se il diritto e la giustizia torneranno a dimorare tra noi. In questo senso, la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato 2025 si configura come una tappa decisiva nel cammino della Chiesa verso un'ecologia integrale. Essa rinnova l'invito a vivere con consapevolezza e coerenza, a promuovere stili di vita sostenibili, a educare le nuove generazioni al rispetto del creato, a sostenere politiche pubbliche che proteggano la casa comune.
Infine, Papa Leone XIV ci ricorda che non siamo soli in questo cammino. Lo Spirito di Dio, "infuso dall'alto", è già all'opera per trasformare i deserti dell'umanità in giardini di pace. Ma questa trasformazione non avverrà senza il nostro sì quotidiano, senza il nostro impegno a diventare – davvero – semi di giustizia, di pace e di speranza nel mondo. Sta a ciascuno di noi decidere se restare spettatori inerti di un mondo che si sgretola, o protagonisti di una nuova stagione della storia, più giusta, più fraterna e più armoniosa con il creato.
Marco Baratto
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